raschi veniva dalla montagna, dal cuore dell’Appennino parmense. La sua professionalità non è mai stata messa in discussione, nemmeno da chi si trovava con lui in disaccordo. I primi anni settanta furono gli anni della grande contestazione; Bruno non soccombeva alle influenze dell’ambiente esterno (e interno) e quindi scriveva, pubblicava, mandava in stampa a differenza di tanti altri suoi colleghi. Caparbio ma estremamente attento a non tradire i valori che portava con se fin dagli anni della formazione e che splendevano senza esitazioni sulle pagine del suo giornale. Anna Raschi ha evidenziato la lealtà di Bruno. Era amato dagli amici e rispettato dai colleghi. Non si tratta solo di riconoscergli una rara lealtà professionale ma anche una completa devozione al proprio mestiere. Anna raccontò che in redazione presso la “Gazzetta dello Sport”, affianco di ogni porta apparivano le targhe che riportavano il nome di chi vi lavorava, preceduto da ogni tipo di titolo: direttore, vicedirettore, dottore, eccetera. Anche durante il periodo che ricoprì il ruolo di vicedirettore, a fianco della sua porta era semplicemente riportato: “Bruno Raschi”. Nessuna velleità che poteva risultare naturale vista la “sfilza” di premi a lui assegnati!