Gli studi elementari

fin dai primi approcci emerse una particolare propensione alle materie letterarie ma la sua “bestia nera” fu la matematica. A Bruno i numeri proprio non piacevano, anzi, li detestava così come il tre su quel compito in classe che tanto fece infuriare mamma Letizia, convinta che la matematica dovesse impararla; gli bucò il suo amato pallone. Il giovane Raschi non viveva solo di lettere e sport, il canto ed il pianoforte erano fra le sue passioni tanto che prese lezioni da un altro illustre borgotarese: Bruno Aragosti, assai conosciuto musicista e virtuoso della fisarmonica.

Il seminario e lo zio di Torino

il percorso scolastico di Bruno fu influenzato dallo zio paterno. In seguito al disastro provocato dalle insufficienze in matematica e quindi, il rinvio a settembre per gli esami di riparazione, mamma Letizia si convinse che la vita da seminarista potesse offrirgli buone opportunità d’istruzione e d’altronde, in seminario studiarono molte delle brillanti menti del secondo dopoguerra anche se molti di loro lasciarono i seminari per intraprendere brillanti carriere. L’intenzione di mamma Letizia venne messa in discussione dallo zio di Torino che proponeva gli studi presso l’istituto “Fratelli delle Scuole Cristiane” nel capoluogo piemontese, con la precisa intenzione di evitare a Bruno di accettare i vincoli imposti dalla vita da seminarista. E così accadde e questo segnò il cammino di uno dei più grandi giornalisti sportivi del XX° secolo. Anna Raschi evidenziò, senza indugi, che il percorso formativo condotto da Bruno nella città di Torino, contribuì alla sua formazione, persona capace di un profondo e ricco bagaglio di sani principi, prima di tutto ispiratori e quindi guida di una carriera che si rivelò non comune.

sempre nel capoluogo piemontese, Bruno Raschi mosse i suoi primi passi da giornalista collaborando con la testata locale “Tuttosport”. Ad Anna, chiesi se Bruno sognava di diventare giornalista: non ricevetti una risposta affermativa; mi raccontò che la famiglia Raschi non disponeva di adeguate risorse finanziare per sostenere gli studi del figlio che, per giunta, si trovava a centinaia di chilometri dal proprio amato paese. Per questo motivo, Bruno muoveva i suoi primi passi nel giornalismo sportivo anche per mantenersi agli studi che procedevano con ottimo rendimento. La vita torinese di Raschi non fu delle più facili per ovvi motivi di auto sostentamento e solo a questo punto capisco l’affermazione di apertura di Anna, riferita a suo fratello: “se la guadagnò con tanti sacrifici”. Forse, oggi potrà risultare banale perché sono molti i casi di persone di successo “venute” dal nulla ma così fu anche per Bruno Raschi.

Bruno Raschi con Coppi

Raschi è in prima fila, il secondo da destra.

Torino fu la città del suo più grande amico: Felice Borel, stella della Juventus degli anni trenta. Anna Raschi ricorda Borel come il classico bel ragazzo, frequentatore della famiglia Agnelli; non erano rare le vacanze in compagnia dell’amico calciatore e spesso facevano rotta verso Rapallo dove Anna ricorda alcune belle serate passate sulla terrazza dell’appartamento nella splendida costa della Liguria di Levante.